Allineare gli orari di servizio all’interno dei dehors a quelli dei locali ai quali appartengono. È quanto chiede la Confcommercio al Comune di Firenze, per sanare una situazione dai risvolti paradossali.
“I dehors, di fatto, sono vere e proprie estensioni all’esterno di bar e ristoranti, che permettono di ampliare la superficie per la somministrazione”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “assurdo che i clienti che scelgono di sedersi lì siano costretti ad andarsene entro l’una di notte, mentre gli altri possono restare ad oltranza, fino a che l’esercizio non chiude. Una regola difficile da far comprendere, che si trasforma in un disservizio fonte di tensioni”.
La norma che fissa all’una l’orario limite per l’attività nei dehors è contenuta nel regolamento comunale del 2018. “Ma da allora sono cambiate molte cose, addirittura stravolte con la pandemia”, dice Marinoni, “per esempio, per timore dei contagi sempre più persone preferiscono farsi servire negli spazi esterni. Per questo chiediamo che l’orario della somministrazione sia allineato, dentro e fuori dei locali”.
I pubblici esercizi fiorentini hanno poi altri vincoli orari da rispettare: “all’interno dell’area Unesco possono servire alcolici fino alle 2, fino alle 3 nel resto della città. Un limite sul quale non abbiamo nulla da obiettare, ma che ovviamente aggiunge incertezza alla confusione. Sarebbe più semplice far coincidere almeno i tempi del servizio sia all’interno del locale sia nel suo dehors, indipendentemente dal fatto che dopo una certa ora si possano consumare solo bevande non alcoliche. A Roma o Milano già avviene così”.
La piccola modifica al regolamento comunale acquista ancora più senso nel contesto attuale, secondo Confcommercio. “Con la proroga fino al 31 marzo 2022 dello stato di emergenza, decisa dal Governo, è prevedibile che le sollecitazioni a muoversi in questa direzione – unificando gli orari della somministrazione - arrivino sempre più numerose anche dagli stessi clienti. Bar e ristoranti ormai da tempo sono abituati a lavorare in sicurezza, controllando le certificazioni verdi di chi siede ai tavoli e adottando tutte le misure necessarie di prevenzione dei contagi. È giusto che possano rispondere anche alle esigenze di chi, per mille motivi, preferisce sedersi negli spazi esterni. Contiamo che l’Amministrazione Comunale lo comprenda”.