Circoli privati, "bene l'ordinanza della Cassazione, ora al via i controlli"
Il presidente della Confcommercio fiorentina Aldo Cursano chiede che le istituzioni locali procedano con le ispezioni e, se del caso, con le sanzioni ai soggetti che, mascherati da associazioni no profit e quindi godendo di varie agevolazioni, fanno profitti con la somministrazione e l’organizzazione di eventi in aperta concorrenza sleale con i pubblici esercizi. In provincia di Firenze oltre 5mila i circoli privati esistenti, almeno uno su tre secondo la Fipe sarebbe “irregolare”
La recente ordinanza (n. 15475/2018) con cui la Corte di Cassazione mette all’indice i circoli privati che lucrano sulle attività di somministrazione piace alla Confcommercio fiorentina, che tra i suoi associati ha molti titolari di pubblici esercizi. “Ma adesso si passi subito alle vie di fatto incentivando i controlli e, là dove è il caso, le sanzioni”, chiede il presidente provinciale della Confcommercio Aldo Cursano, da anni impegnato nella lotta alla concorrenza sleale anche nel suo ruolo di presidente regionale e vicepresidente vicario nazionale della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi.
“Chiediamo alle istituzioni e agli organi di controllo competenti che si dia il via alle ispezioni per verificare che le associazioni culturali, sportive e ricreative senza scopo di lucro rispettino quanto stabilito dalla legge. Ovvero: che offrano bevande, cibo ed eventuale intrattenimento solo e soltanto ai propri associati e senza ottenerne un profitto, visto che queste attività non hanno nulla a che vedere con le loro finalità statutarie”, dice Cursano, “chi vuole fare business con la somministrazione apra un’impresa pagando tutti gli oneri connessi, come abbiamo fatto noi titolari di bar e ristoranti. Non è giusto che i soliti furbi si mascherino dietro al volto nobile dell’associazionismo per godere di sgravi fiscali che non gli competono. Sul mercato tutti devono rispettare le stesse regole”.
Secondo i dati camerali relativi al primo semestre 2018, in provincia di Firenze hanno sede 5.054 imprese della somministrazione fra bar, ristoranti, pizzerie, mense e attività di catering. Il 54% (2.720) è localizzato nel comune capoluogo.
A fronte di queste imprese, esistono oltre 5mila (5.115) i circoli privati aperti in provincia di Firenze, secondo le stime di Fipe-Confcommercio elaborate sui dati Istat. In pratica, oltre uno su quattro di quelli esistenti in Toscana, attestati in totale a quota 19.094. Di questi, una media del 35% esercita una vera e propria attività commerciale presentando un rapporto fra ricavi e costi superiore al 50%. Percentuali che fanno capire bene come i ricavi dalla vendita di beni e servizi siano una fonte di finanziamento prevalente.
“I circoli privati in Toscana in dieci anni sono passati dai 2mila del 2008 ai quasi ventimila di ora”, fa presente Aldo Cursano, “un boom davvero singolare, che lascia supporre come qualcuno si stia approfittando delle agevolazioni offerte al mondo del no profit per fare invece profitto. E in effetti c’è chi organizza pranzi e cene, serate danzanti e gite che di sociale hanno ben poco, proprio come se gestisse un ristorante, un locale da ballo o un’agenzia di viaggi, ma senza rispettare le stesse normative fiscali, previdenziali, contributive né le regole sulla sicurezza. Anzi, godendo di vari benefici che gli permettono di essere competitivo sui prezzi”.
“La legge, in cambio delle agevolazioni, impone che le associazioni no profit debbano destinare queste iniziative solo agli associati, ma alcuni usano l’escamotage di consegnare la tessera associativa a tutti al momento dell’ingresso nel locale. Inoltre, le iniziative non dovrebbero essere neppure pubblicizzate al di fuori del circuito dei soci, ma il web e i social media in realtà permettono di raggiungere una platea molto più ampia di potenziali clienti. E i pubblici esercizi veri, che pagano le tasse e creano occupazione, devono stare a guardare”.
“In questi anni di crisi il fenomeno della concorrenza sleale si è esasperato, drenando tante risorse al circuito dei pubblici esercizi. Che, ovviamente, dovendo pagare molti oneri in più non possono permettersi di applicare prezzi di favore come fanno i circoli privati. L’ordinanza della Cassazione ha messo un punto fermo da cui ripartire, dicendo no agli abusi. Ora le istituzioni locali devono partire coi controlli, nel rispetto della legalità e di chi impresa la fa sul serio, mettendoci ogni giorno la faccia. Ne gioverebbe anche il mondo dell’associazionismo vero, finalmente libero da approfittatori”.