"Take away", Confcommercio chiede il via libera alla Regione

Autorizzare per ristoranti, pasticcerie e gelaterie l'attività di vendita per asporto, unitamente a quella già possibile di consegna a domicilio. Lo ha chiesto formalmente Confcommercio Toscana alla Regione, con una lettera firmata dalla presidente regionale Anna Lapini e dal presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e indirizzata al presidente della Regione Enrico Rossi e all'assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo. "In questa emergenza epidemiologica i vari provvedimenti che sono stati adottati ai diversi livelli rischiano di generare una discriminazione tra le attività economiche del settore alimentare".

Autorizzare per ristoranti, pasticcerie e gelaterie l'attività di vendita per asporto, unitamente a quella già possibile di consegna a domicilio. Lo ha chiesto formalmente Confcommercio Toscana alla Regione, con una lettera firmata dalla presidente regionale Anna Lapini e dal presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e indirizzata al presidente della Regione Enrico Rossi e all'assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo.

 

“Poiché in questa emergenza epidemiologica i vari provvedimenti che sono stati adottati ai diversi livelli rischiano di generare una discriminazione tra le attività economiche del settore alimentare”, esordisce la lettera, “chiediamo di valutare la possibilità di consentire anche a ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie, chiuse al pubblico dal DPCM 11 marzo 2020, di effettuare insieme al servizio di consegna a domicilio (delivery), molto apprezzato dal pubblico, anche il servizio di vendita per asporto (take away)”.

 

“Riteniamo infatti che questo servizio, consentito per altri esercizi quali i negozi di generi alimentari, gastronomie e simili, sia stato ingiustamente impedito loro in questa fase per una valutazione errata sul suo impatto a livello igienico-sanitario”, spiegano Lapini e Cursano.

 

“Non si capisce infatti perché, mentre è possibile acquistare un pollo allo spiedo, una lasagna pronta, un dolce pasquale o di fatto un pranzo completo in un supermercato, magari dopo aver percorso chilometri in auto per raggiungerlo e aver fatto una lunga fila per entrarvi, non sia concessa al consumatore la stessa facoltà nel ristorante o nella pasticceria sotto casa, che potrebbero ritrovare in questo servizio uno spazio economico importante ed un’opportunità di occupazione al momento preclusa”.

 

“Questo tipo di esercizio, abituato da sempre a preparare e proporre piatti da somministrare al pubblico, è infatti in grado di fornire alla clientela il prodotto garantendo tutte le misure di sicurezza necessarie a tutela della salute dei lavoratori e dei consumatori. E le modalità di consegna non sarebbero certo meno sicure o più complicate rispetto a quelle dei negozi al dettaglio dello stesso settore. I clienti, infatti, dopo aver ordinato le pietanze tramite internet o telefono, verrebbero a ritirarle su appuntamento, ad orari prefissati. Non ci sarebbero dunque file né pericoli connessi, come accade invece nei supermercati”.

 

“Va considerato inoltre – prosegue la missiva – “che questo potrebbe essere un servizio utile e apprezzato anche dai consumatori, soprattutto nelle località dove non arrivano i servizi di consegna a domicilio che passano dalle piattaforme online. Servizi che, peraltro, comportano un notevole aggravio di costi sia per l’esercente che per il cliente (si arriva a percentuali del 35% sul venduto per le imprese, con aggiunta di € 3,50 per il cliente!). Vale poi la pena ricordare che il “take away” sarà probabilmente il futuro della ristorazione, soprattutto nella prima fase dopo il lockdown.

 

“Per i motivi sopra esposti – concludono Lapini e Cursano – chiediamo alla Regione Toscana di valutare questa possibilità che garantirebbe più respiro anche alle attività della ristorazione, che a pieno titolo fanno parte della filiera alimentare e possono garantire la piena osservanza delle precauzioni indicate dalle autorità sanitarie”.