Voucher: "Le imprese chiedono uno strumento snello che li rimpiazzi"

Il direttore di Confcommercio Toscana  Franco Marinoni: “dopo l’abolizione dei “buoni lavoro” aumentano i contratti a chiamata, ma molti imprenditori si trovano in difficoltà a gestire necessità temporanee ed occasionali di personale. Troppa burocrazia, ci vuole qualcosa di più pratico per regolare il lavoro accessorio”.

 

 

Mentre continua il trend positivo delle assunzioni nei pubblici esercizi, per gli imprenditori del settore persiste ancora il problema legato alla cancellazione dei voucher, aboliti circa due mesi fa dal Governo. Uno strumento agile che, senza tanti adempimenti burocratici, consentiva di fare fronte a improvvisi surplus di lavoro impiegando nuovi collaboratori estemporanei. Logico che la sua mancanza, con l’avvicinarsi dell’estate, si faccia sentire sempre di più.

 

Lo sottolinea Confcommercio Toscana, che torna a chiedere una tipologia di contratto altrettanto snello.

 

“Dopo l’abolizione dei “buoni lavoro” sono aumentati i contratti a chiamata, ma richiedono pratiche burocratiche più complesse e hanno costi troppo alti, non tutte le imprese riescono a sostenerne il peso”, dice il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “apertura del libro paga e della posizione Inail, conteggio di tredicesima, Tfr e altro ancora non rendono questo strumento molto appetibile, soprattutto per chi non ha già dipendenti. Ci vuole qualcosa di più pratico per regolare il lavoro accessorio. Ci piace l’ipotesi di ripristinare i voucher, ma non con le limitazioni proposte. Può capitare alle imprese di qualsiasi dimensione, non solo a quelle fino a 5 dipendenti, di dover coprire necessità imprevedibili ed occasionali di lavoro”.

 

Stando agli ultimi dati disponibili di Confcommercio, relativi al 2015, in Toscana sono stati 5.586 (in pratica, poco più di uno su cinque) i pubblici esercizi che hanno utilizzato lo strumento dei voucher per ampliare l’organico in maniera temporanea. Una media di 244 voucher all’anno ciascuna per un totale di oltre 1 milione e 360mila voucher (1.362.276) utilizzati. “Una soluzione va trovata con urgenza: le aziende vogliono agire nella piena legalità e devono essere messe in grado di farlo senza penalizzarle. Il rischio è che di questo passo si freni la crescita: se gli affari vanno bene e il lavoro aumenta ogni imprenditore assume volentieri personale per ampliare l’organico, ma è un passo che va ponderato bene. Quando le cose sono ancora incerte, soluzioni temporanee come il voucher garantiscono un banco di prova soddisfacente sia per il dipendente sia per il collaboratore. Burocratizzare tutto troppo non è la soluzione migliore”.