Sciopero dei benzinai ex Esso

Il presidente dei benzinai toscani di Confcommercio Marino Milighetti ha spiegato in conferenza stampa insieme all'assessore regionale Stefano Ciuoffo e ai colleghi delle altre sigle sindacali le motivazioni della protesta che mercoledì 25 luglio ha portato i gestori a marchio Esso acquisiti da Petrolifera Adriatica a chiudere le pompe di benzina in Toscana, Marche e Abruzzo. "I nuovi proprietari pensano di scaricare i costi dell'acquisizione sui gestori e violano con arroganza le norme di settore, sottraendosi persino agli inviti del Mise a intavolare la trattativa per la definizione dell’Accordo economico".

Mercoledì 25 luglio gli impianti ex Esso di Abruzzo, Marche e Toscana, resteranno chiusi in segno di protesta contro Petrolifera Adriatica, subentrata nella proprietà alla Esso italiana SRL, che si rifiuta di applicare l’accordo economico e normativo vigente e pratica condizioni unilaterali peggiorative ai gestori della rete, violando le leggi di settore.

 

L’iniziativa è stata presa di comune accordo dalle sigle sindacali di settore Figisc Confcommercio, Faib e Fegica, che hanno spiegato le cause della protesta a Firenze in una conferenza stampa convocata a palazzo Sacrati Strozzi, in piazza Duomo, alla quale hanno partecipato l’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo, il consigliere regionale Marco Niccolai, il presidente regionale Figisc Confcommercio Marino Milighetti, il p residente regionale Faib Confesercenti Andrea Stefanelli e i rappresentanti delle altre Associazioni.

 

“La manifestazione di chiusura degli impianti si è resa necessaria per la netta chiusura della nuova proprietà ad intavolare un negoziato serio e costruttivo finalizzato alla stipula di un accordo per i gestori della rete, come previsto dalla normativa vigente, D.Lgs. 32/98, L.57/2001, L.27/2012".

 

“Petrolifera Adriatica, a fronte delle richieste delle associazioni dei gestori ad aprire un negoziato, ha continuato impunemente a calpestare il quadro normativo e l’accordo di colore del 16 luglio 2014, tuttora vigente, praticando unilateralmente condizioni peggiorative imposte. La manifestazione di chiusura degli impianti è la risposta adeguata e commisurata per la tutela dei diritti della categoria, contro la cancellazione della contrattazione collettiva portata avanti dalla società “Petrolifera Adriatica”.

 

Secondo i rappresentanti di categoria, “la mobilitazione denuncia l’arroganza di chi ha acquistato la rete Esso pensando di scaricare i costi dell'acquisizione sui gestori, contro la politica dell’azienda che impunemente ha deciso di negare la validità di accordi sottoscritti in forza di legge, per fare cassa”. Figisc, Faib e Fegica denunciano quindi “il tentativo di stravolgere la normativa di settore, di imporre unilateralmente la legge del più forte, di imporre la prassi illegale degli accordi individuali, imposta con pressioni varie, di azzerare i diritti dei gestori e riportare al dopo guerra le condizioni di lavoro della categoria, senza diritti e senza dignità”.

 

“Di fronte all’arroganza di una proprietà che si sottrae persino agli inviti del Mise a intavolare la trattativa per la definizione dell’Accordo economico, le Federazioni sostengono la protesta dei gestori, alcune decine dei quali sono già in tribunale per vedersi riconoscere i loro diritti violati benché normativamente tutelati. Sciopero e chiusura degli impianti, dunque, come risposta alla volontà ripetuta e manifesta di appropriarsi delle risorse dei gestori e della loro autonomia in palese violazione delle leggi”.