C'è movida e mala-movida

VOGLIAMO MOVIDA E NON "MALA MOVIDA"!

Il presidente nazionale di Fipe-Confcommercio Lino Enrico Stoppani interviene in tema di abuso di alcol per mettere i puntini sulle "i" e individuare responsabilità e fattori di rischio. Secondo lui, infatti, liberalizzazione e abusivismo imperante nel settore dei pubblici esercizi non aiutano certo ad arginare il fenomeno, più sotto controllo quando la somministrazione di alcol era gestita solo dai professionisti dei locali. E tu, cosa ne pensi?  

Affrontare i temi dell'alcol è come entrare in un campo minato, viste le tante implicazioni di carattere etico-sociale, urbanistico, sanitario, politico ed economico.

Come ci si muove, infatti, si rischia di fare danni, urtare sensibilità e compromettere equilibri, ma i drammatici fatti di Torino di qualche tempo fa impongono responsabilità e azione, anche per evitare altre tragedie.

Nel dibattito che si è innescato per prevenire disgrazie e arginare malattie o patologie alcol-correlate, che il ministero della Sanità denuncia in costante crescita soprattutto tra i minori, non è stato ben circoscritto il perimetro delle responsabilità, che sicuramente ricadono anche sui pubblici esercizi – bar, ristoranti, pub, birrerie, discoteche, e via dicendo- , ma ancora di più sulla deriva della normativa che, in ossequio al principio del libero mercato, sta consentendo a tutti di fare di tutto, anche su attività sensibili e delicate, come la vendita e la somministrazione di alcolici.

Se a queste attività aggiungiamo l’abusivismo imperante, che sfrutta i momenti di aggregazione come le manifestazioni o i concerti in piazza, per fare affari, incurante dei divieti, delle limitazioni e degli obblighi in capo, invece, agli esercenti, il quadro è sconsolante e preoccupante.

Il disordinato sviluppo commerciale delle nostre città, con le botteghe, i commerci, i bar o i ristoranti sostituiti o integrati da numerosi minimarket per la vendita, esclusiva o prevalente, di alcolici ha dequalificato le attività e i centri storici.

Lo sconsolante sfruttamento affaristico, di cui troppo spesso si è sottovalutato l’impatto socio-ambientale, non solo sta cancellando il nostro passato, ma sta compromettendo il nostro presente: la bellezza dei luoghi, ma anche la loro vivibilità, moltiplicando le occasioni in cui l’alcol da occasione di socialità diventa arma anti-sociale.

È un rischio che la nostra Federazione italiana dei pubblici esercizi denuncia da tanto tempo e che la realtà dei fatti purtroppo sta confermando.

Ben venga, quindi, il decreto sicurezza (D.L. 14/2017) che ha finalmente riassegnato alle Amministrazioni Comunali nuovi poteri per meglio presidiare i territori, prevenendo e contrastando il fenomeno della “Mala-Movida”. Ben venga, ma a una condizione. Ovvero che i destinatari dei provvedimenti non siano solo i soliti noti: i pubblici esercizi, i quali peraltro sul tema dell’alcol hanno sensibilità, esperienze e competenze e si sono spesso imposti anche responsabili regole di disciplina.

Chiediamo invece si agisca anche sul degradato contorno, che fa tanto male alla società e concorrenza sleale agli imprenditori perbene.

 

Lino Enrico Stoppani

Presidente Fipe

Federazione Italiana Pubblici Esercizi

 

lettera pubblicata su Il Sole 24 Ore del 29.06.2017