"Viaggio" dentro i numeri della crescita
Analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio dei dati forniti dal governo sull'andamento dell'economia. La crescita dell'Italia si colloca al 26esimo posto su 28 Paesi. Numeri deludenti che rimandano ai problemi strutturali del Paese.
Trenta slide per apprezzare l'opera del Governo. Trenta "ieri e oggi" che non dovrebbero lasciare spazio a dubbi. Eppure c'è qualcosa che non funziona. Consideriamo solo la slide (la quinta, nell'ordine) nella quale si confronterebbe un -1,9% del Pil di ieri (anche se non è chiaro dove si collochi temporalmente quel "ieri": nel peggior trimestre del 2013? Corretto o non corretto per la stagionalità? O è la variazione media del 2013, che comunque non fa -1,9%, ma -1,7%) con il +1% di oggi (il primo trimestre 2016 o la stima dell'intero anno). La tecnica, sembra, è di dire una verità (al di là della correttezza dei decimali) per convincere la gente di un'implicazione non dimostrata (non necessariamente falsa, sia chiaro): cioè che i risultati positivi contenuti nell'affermazione vera siano diretta conseguenza dell'operato del governo. Però il legame non c'è o, quanto meno, non è molto forte. Sicuramente, come detto, non è dimostrato: infatti, la crescita dell'economia potrebbe essere dipesa da tantissimi fattori internazionali intervenuti durante il periodo cui si riferisce il Governo (soprattutto il QE e il crollo delle quotazioni del petrolio). Allora conviene completare - anzi sostituire - la suddetta slide con la seguente tabella che riporta il confronto prima-dopo sul Pil per i 28 paesi europei (il confronto è tra il primo quarto 2014, posto uguale a 100, e il primo trimestre 2016, a valori reali (concatenati)). In questo modo, invece di confrontare in modo approssimativo due tassi di variazione puntuali si può apprezzare di quanto sia cresciuto il livello del Pil nell'arco di operatività del governo Renzi coerente con la disponibilità delle statistiche, cioè dal secondo trimestre del 2014 al primo trimestre del 2016. La crescita dell'Italia si colloca al 26esimo posto su 28 paesi. Certo, sempre crescita è, ma non siamo proprio tra i migliori (e quando saranno completi i dati relativi al secondo quarto dell'anno in corso la rappresentazione peggiorerà). Questi numeri deludenti rimandano ai problemi strutturali che affliggono il Paese - burocrazia, legalità, logistica, eccesso di fiscalità, ridotti investimenti in capitale umano e ricerca - che non potevano essere immediatamente risolti. Né dall'attuale, né da qualsiasi altro esecutivo. La logica sbagliata è figlia dell'assunto che i governi possano direttamente cambiare il mondo a colpi di leggi: possono soltanto creare buoni contesti dentro cui famiglie e imprese operino al meglio perseguendo il proprio benessere. La crescita seguirà. Creare buoni contesti è difficile e richiede difficili riforme. Per essere efficaci, in ogni caso, queste richiedono tanta determinazione da chi le promuove e molto tempo per mostrare i risultati.
di Mariano Bella e Luciano Mauro
Ufficio Studi Confcommercio