“È EMERGENZA COMMERCIO NELLE PICCOLE FRAZIONI”. Chiude l’ultima bottega di Montanino, frazione di Reggello.
Spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni: “le imprese non riescono a sopravvivere, con tasse e costi di gestione sempre più alti a fronte di margini di guadagno praticamente inesistenti. Ma con le imprese scompaiono anche le relazioni sociali, economiche e culturali dei territori e aumenta il disagio per chi continua a viverci. O facciamo qualcosa o non ci sarà possibilità di sviluppo in certi luoghi”
“Fare la spesa oggi è diventato un problema sociale in alcune piccole frazioni o paesi. Lo è in maniera più evidente nelle aree montane - nella nostra provincia sul Pratomagno e, seppure in maniera più contenuta, in Mugello -, ma riguarda anche molti centri di tutta Italia”. Il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni interviene così nella vicenda della chiusura dell’ultima bottega di Montanino, nel comune di Reggello.
“Purtroppo”, prosegue Marinoni, “è un fenomeno in atto da almeno trenta anni, oggi diventato evidente in maniera drammatica agli occhi di tutti. Le montagne sono ‘scese a valle’, in senso figurato, per tanti motivi. I piccoli centri si sono spopolati e le imprese in queste condizioni non riescono a sopravvivere, con tasse e costi di gestione sempre più alti a fronte di margini di guadagno praticamente inesistenti. In particolare non riescono a sopravvivere le botteghe alimentari, che pure sono quelle più essenziali per una piccola comunità, ma non riescono a competere con la grande distribuzione. Quando chiude un negozio scompaiono anche le relazioni sociali, economiche e culturali delle quali era il fulcro. Certi luoghi perdono irrimediabilmente appeal per tutti: nuovi residenti, nuove attività economiche, turisti, e aumenta il disagio di chi continua a viverci, per lo più persone anziane che si ritrovano senza neppure i servizi essenziali. O facciamo qualcosa o non ci sarà più possibilità di sviluppo”.
“La vicenda di Montanino ci dice che anche in Toscana l’immagine del paesello con chiesa, scuola, ufficio postale, bar e negozi rischia di diventare una cartolina scolorita dal tempo”, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana, “eppure è da paesi così che viene il nostro dna, quel genio creativo e quel saper fare che oggi rendono grande il brand Toscana nel mondo, oltre ad essere il piatto forte delle nostre proposte turistiche”.
“In questo senso, territori come il Pratomagno hanno molte frecce al loro arco. Devono solo ritrovare lo smalto perduto. L’area di Vallombrosa un tempo era meta prediletta per i soggiorni climatici e le gite fuori porta dei fiorentini, che almeno durante la bella stagione garantivano buona affluenza di clienti potenziali. Oggi le cose sono molto cambiate ma forse con qualche investimento strutturale e promozionale si potrebbe rilanciare tutta la zona”, propone Marinoni.
“Le amministrazioni e la politica sono chiamate a riflettere sulle conseguenze di questa tendenza e soprattutto ad intervenire subito: o ci rassegniamo ad avere tante “città fantasma”, ridotte a dormitori senza servizi, oppure puntiamo sulle eccellenze e salviamo la permanenza di servizi e imprese con varie misure, dagli incentivi agli sgravi fiscali, passando anche per nuovi investimenti nelle infrastrutture, per evitare il ‘digital divide’ e avere collegamenti più veloci e sicuri”.
“Di sicuro va fermata la desertificazione commerciale che oggi mette a rischio perfino i centri storici delle città più grandi. Lo ribadiamo da anni: troppi fenomeni danneggiano irrimediabilmente il servizio di vicinato, portando alla chiusura dei negozi. Un fenomeno che si sta allargando anche dove il numero di abitanti potrebbe ragionevolmente sostenere le piccole attività. Penso ad esempio alla presenza massiccia di grandi strutture di vendita collocate fuori dai contesti urbani, che ha innescato il fenomeno del pendolarismo della spesa. Ma a questo si aggiungono pure le nuove abitudini di consumo, che spingono i più giovani al commercio on line. Anche su questo fronte ci sarebbero cose da fare, per esempio affiancando le piccole imprese che vogliono entrare nell’ecommerce”.
Insomma, secondo Confcommercio non tutto è perduto, “basta non continuare a stare alla finestra a guardare. Sono già più di venti anni che Confcommercio denuncia un “disagio insediativo” crescente”. Ormai è chiaro come non sia più una questione solo economica, che riguarda gli imprenditori e le associazioni di categoria, ma una questione sociale che riguarda tutti”.