«Di Rinascimento si può morire»

Il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni: «No ai salotti incartati nel cellophane, non lo sono più neppure i musei, basta pensare alla rivoluzione positiva degli Uffizi. Non ci servono badanti di Brunelleschi ma nuovi artisti”. Lo ha detto alla Nazione di Firenze, nell’intervista pubblicata venerdì 17 settembre 2021, della quale riproponiamo il testo. 

Non usa mezzi termini il direttore di Confcommercio Franco Marinoni: «Altro che vitalità, di Rinascimento si può morire». Commento chiarissimo alle parole del sindaco Dario Nardella che in una intervista a la Nazione ha ammesso: «Ho sbagliato a parlare di nuovo Rinascimento, la città ha finito col guardare indietro invece che avanti». E nel dibattito aperto dal nostro giornale la sua opinione si è scoperta condivisa da molti. Marinoni, spieghi meglio. «Firenze rischia di morire di Rinascimento e per questo mi ritrovo nelle parole del sindaco Nardella quando dice basta alla retorica del "Nuovo Rinascimento"». 

 

Un esempio?

«Immaginate un'azienda che nasce sulla base di un'intuizione vincente e negli anni cresce florida in fama, fatturato e occupazione, mietendo un successo dopo l'altro. Poi immaginate la stessa azienda che ad un certo punto decide di adagiarsi sugli allori, senza toccare più nulla del proprio assetto originale e resta chiusa nella crisalide dorata del passato. Quanto pensate che possa andare avanti? Credo pochissimo. Perché il mercato, come la vita, non si ferma».

 

Lei pensa che Firenze sia ferma? 

«Anche le città sono grandi corpi viventi, che respirano e cambiano nel tempo insieme a chi ci vive, assecondando le esigenze diverse di ogni epoca. Certo, chi ne ha il governo ha la responsabilità di farle cambiare nel modo più giusto, seguendo i valori dell'utile, del giusto e del bello che mai dovrebbero essere disgiunti. Ma guai a fare delle nostre città quei 'salotti buoni' con il divano incartato nel cellophane e le persiane chiuse per non sacrari intoccabili, come dimostra la 'rivoluzione' positiva degli Uffizi affrontata dal direttore Schmidt». 

 

Cosa propone? 

«Lasciamo che Firenze respiri aria di contemporaneità, se questo vuol dire aprirla a nuovi stimoli, portare nuova energia. Ne abbiamo bisogno tutti, giovani e meno giovani. E non significa tradire il suo glorioso passato. Anzi, significa mettersi alla prova per meritarcelo». 

Quindi Firenze nuova fucina di artisti e non solo? «Michelangelo mosse i primi passi come artista nel 'giardino' di San Marco, preziosa fucina di talenti al tempo di Lorenzo de' Medici. Un luogo di commistioni culturali, un 'think tank', per dirla in parole moderne, al quale dovremmo ispirarci di più per promuovere lo sviluppo di questa città. Il vero Rinascimento si fa guardando al futuro, non restando schiavi del passato». 

 

La sua provocazione, per guardare al futuro? 

«Ne faccio una questione di scelte: preferiamo insegnare ai nostri ragazzi a diventare semplici 'badanti' della Cupola del Brunelleschi o a costruire, ne fossero mai capaci, un edificio di altrettanto effetto?». (La Nazione Firenze)