Marinoni: "No al numero chiuso per Firenze: sì a gestire meglio i flussi"

 

Non mi piace il concetto di una città ad accesso limitato, soprattutto se il numero chiuso diventa privilegio dei più abbienti. La bellezza è e deve restare di tutti, anche perché serve a nutrire e educare le coscienze. Come dicevano i Greci, il bello e il buono vanno insieme.

 

Esiste però, ed è innegabile, un problema di “uso e consumo” del patrimonio artistico e culturale, la cui tutela costa, e non poco. Firenze, a dire il vero, introita già una generosa tassa di soggiorno dai turisti che vi alloggiano. Imporre un ulteriore obolo non sarebbe opportuno, serve uno sforzo di fantasia. 

 

E allora, come evitare di tornare all’assalto all’arma bianca degli anni “migliori” per il nostro turismo? 

 

La presidente nazionale delle guide turistiche, la fiorentina Paola Migliosi, ha per esempio ideato ed attuato un apprezzatissimo progetto di itinerari alternativi per valorizzare luoghi di Firenze meno conosciuti, ma non meno belli. Anche se, inutile illudersi, chi attraversa oceani e continenti nel nome di Michelangelo difficilmente vorrà perdere la visita alla Galleria dell’Accademia o agli Uffizi. Nel caso, però, fosse attirato da altri percorsi, dovremmo essere pronti a garantirgli mezzi per raggiungerli, magari stessi orari e stesse modalità di prenotazione e visita. Oggi non sempre è così: avete mai provato, ad esempio, ad organizzare un tour fai-da-te delle ville medicee con i mezzi pubblici? Auguri! 

 

Anche la tecnologia, come suggerisce il sindaco Nardella, può aiutarci a gestire i flussi, per evitare che tutte le presenze si concentrino nel solito chilometro quadrato del centro storico. In questo caso, si potrebbe anche estendere l’orario di apertura dei musei, diminuendone il costo a tarda sera: chi visita gli Uffizi a fine giornata è più probabile che poi si fermi a dormire in città. 

 

Gioverebbe poi mettere fine alla giungla delle locazioni turistiche, professionali e non, con una legge che imponga soggiorni minimi a chi affitta case private. Sarebbe un modo per riportare in centro i residenti, riequilibrando spazi e presenze turistiche.   

 

Nel merito della proposta di Nardella, non siamo affatto ostili a coinvolgere i turisti nella compartecipazione alla salvaguardia della città. Purché si rispettino almeno tre paletti: 

  1. la volontarietà della “donazione”, che non dovrà affatto apparire come una ulteriore tassa;  
  2. un corrispettivo, in modo che si dia qualcosa in cambio dell’“obolo”, per esempio l’accesso preferenziale a mostre e musei o qualche gadget di livello; 
  3. la finalizzazione degli introiti alla conservazione e valorizzazione del patrimonio e, comunque, al sostegno delle politiche del turismo. 

 

Ma ne aggiungo un altro, il coinvolgimento di imprese della ricettività e del turismo e delle loro organizzazioni, che su questo capitolo hanno tanto da dire e da dare. 

 

Di sicuro, l’atteggiamento depredatorio nei confronti dei turisti non paga più. Anzi, è il motivo per cui l’aggettivo “turistico” ha assunto nel tempo una connotazione tanto negativa. Per riscattarlo, dobbiamo crescere nella qualità dell’offerta e dei servizi di accoglienza. Condividere valori comuni con chi viene a conoscere la nostra terra. Su tutti, la cura della bellezza.